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Da "Il Piccolo" del 15 dicembre 2002

Il volume di Guido Rumici " Infoibati"

L'ESODO NEL DOPOGUERRA NON FU UNA VENDETTA MA UN PRECISO DISEGNO

TRIESTE
Si susseguono le presentazioni del volume "Infoibati" di Guido Rumici, edito da Mursia. Il grande interesse è suscitato dall'approccio innovativo al tema: nel libro infatti, l'autore traccia un profilo storico degli avvenimenti che hanno portato alla tragedia dell'esodo anche attraverso la strategia del terrore, di cui le foibe rappresentano la massima esasperazione. Si tratta di un saggio ma con un'impostazione di carattere divulgativo che vorrebbe - almeno questo l'intendimento dell'autore stesso che lo rivela come " un'intima aspirazione di insegnante" -superare l'Isonzo, penetrare nel resto d'Italia per far conoscere questa storia soprattutto ai giovani.
Uno dei nodi che Guido Rumici tenta di sciogliere è quello sull'origine degli atti terroristici: vendette trasversali spontanee o un preciso disegno politico?
E' la seconda supposizione che trova i più ampi consensi per tutta una serie di motivi che nel libro vengono spiegati.
Lo hanno ribadito il arof. Giorgio Baroni dell'Università cattolica di Milano e il dott. Giorgio Rustia Segretario dell'Associazione Deportati Italiani in Jugoslavia ed Infoibati, relatori alla presentazione del libro a Trieste.
L'appuntamento, di cui riferisce il sito internet www.arcipelagoadriatico.it, è stato organizzato dall'Anvgd locale, era presente il presidente Renzo Codarin, dal Cdm con il suo direttore Claudio Grizon, vicepresidente dell'Anvgd triestina e dalla Lega Nazionale rappresentata dal presidente Paolo Sardos Albertini (anche presidente Cdm).
Nell'occasione è stato presentato anche "Capodistria addio" di Gianantonio Godeas. Due volumi che, emblematicamente, rappresentano un tutt'uno, completandosi. Per Godeas infatti la storia del confine orientale è quella della sua famiglia, narrata attraverso le lettere-diario della zia materna, Lina Derin. Ostaggio, a Capodistria, di un processo storico-politico in piena evoluzione, lei diventa testimone di fatti ed episodi di grande violenza, perpetrati dall'amministrazione jugoslava nei confronti della popolazione italiana.
Lina Derin "vede" ciò che solo ora la storiografia ammette e conferma. E Guido Rumici, si spinge anche più in là, riportando fatti di cronaca legati all'attualità. Citiamo un esempio per tutti riportando un passo dal libro: "Un esempio positivo -scrive Rumici - di collaborazione si è verificato in occasione della realizzazione del Parco della Rimembranza dedicato alla ventina di persone uccise in località Cave Cise, dove la strada provinciale che da Pisino porta a Montona si biforca per Villa Treviso.
Il 10 maggio 1945 a Cave Cise i partigiani di Tito fucilarono una ventina di prigionieri (...) Tra di loro c'erano il podestà di Montona, Mario Pisani, il segretario comunale, Vittorio Cassano (...).
Dopo l'esecuzione i partigiani seppellirono i corpi degli uccisi a lato della strada, ricoprendoli con un palmo di terra, tanto che la gente del luogo scoprì quasi subito quanto era accaduto. La paura di poter essere coinvolti fece però scendere il silenzio più completo per moltissimi anni, finché qualcuno raccontò l'episodio e da Trieste gli esuli di Montona progettarono la realizzazione di un Parco commemorativo del tragico eccidio. Una croce, un altare (...) su un'area appositamente acquistata e riattata con il consenso delle autorità civili e religiose locali,..".

r.t.g.
(Rosanna Turcinovich Giuricin)

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